Beautiful Country

02/12/2010, 14:29 da Triodo

Beautiful Country

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Un film di Hans Petter Moland.
Damien Nguyen,
Bai Ling,
Tim Roth,
Nick Nolte,
Thi Hoa Mai.
Azione,
durata 126 min. –
Norvegia, USA 2004

TRAMA
Bihn è un giovane vietnamita cresciuto in adozione che lascia il villaggio in cui vive per cercare la madre ad Ho-Chi-Minh City. Si tratta però solo di una tappa perchè l'intenzione è quella di trovare il padre, un soldato americano che non ha lasciato tracce. Ha così inizio un viaggio verso la 'beautiful country' rappresentata dagli Stati Uniti.

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Il Vietnam è in Texas
di Lietta Tornabuoni L'Espresso

Sembra che "bui doi", in lingua vietnamita, significhi "meno della polvere": è il soprannome sprezzante che indica i figli di ragazze vietnamite e militari americani nati negli anni 1964-1975 della guerra. Sono, sembra, 12-18 mila, ormai adulti. Dopo la sconfitta e il rimpatrio degli americani, madri e figli vennero chiusi in campi di rieducazione: ma gli insulti, i maltrattamenti contro i figli, considerati frutto di occupanti stranieri e di traditrici della patria, durarono a lungo, per vent'anni e oltre.
Beautiful Country, titolo sardonico del film norvegese di Hans Petter Moland, è naturalmente l'America sognata e poi raggiunta. Attraverso la vicenda personale di un "bui doi" ragazzo collocato in Vietnam nel 1990, si vogliono raccontare i tormenti inflitti a un gruppo di "diversi" sempre presi a calci, immersi nel dolore; si vuoi illustrare con minuzia le schiavitù, le condizioni orribili delle migrazioni clandestine dal Sud-est asiatico a New York nelle stive di vecchie navi, sotto il dominio dei cinici delinquenti; vuoi sostenere che il Bel Paese non esiste, che un destino infame può perseguitare i più deboli, inalterato, in Vietnam come in Texas. Il ragazzo che cerca il padre americano nei film lo trova e trova con lui identità, famiglia, affetto, ma non una vita materiale migliore.
Niente melodramma né pietismo, nessun sentimentalismo, emozioni così alte da parere indescrivibili: un film pudico, secco e bello.
Da L'Espresso, 06 luglio 2006

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